Prima, durante, dopo

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Questa mattina ho scritto una lettera a Alessia, e mi sono lasciato prendere dal flusso dei pensieri.

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Io, dicevo (scrivevo) a Wissi, in questi ultimi tempi ho specie di flash in cui penso all’impensabilita’ della morte, al fatto di non esserci piu’. Allora penso anche che una volta non c’eravamo, prima di essere nati.

E poi piu’ si va avanti e piu’ continuo a non credere che sia mai successo. E’ probabilmente una difesa automatica della nostra mente. Non dimenticare, ma relegare in un limbo di assurdo e impossibile cio’ che e’ successo.

Poi si fa sempre piu’ fatica a parlarne, anche perche’ in effetti si e’ detto quasi tutto.

Per tornare al primo pensiero, e’ un pensiero in effetti abbastanza metafisico, o anche pre-religioso, quando ti sforzi a pensare al di la’ della vita presente. Le religioni ti offrono una bella storia preconfezionata che ti puo’ rassicurare.

Altrimenti, sono tornato ad alcuni miei antichi naturalistici pensieri, di quando ero giovane e leggevo Goedel, Escher, Bach e cercavo il senso della vita. Cioe’ quello che noi siamo. Noi siamo, in questo momento, quello che percepiamo e come quello che percepiamo interagisce con le nostre memorie del passato, che ci siamo costruiti/ abbiamo vissuto dalla nascita in avanti.

Le religioni ti offrono una spiegazione/ narrazione per tutto cio’. Il Taoismo nella sua versione filosofica e’ quanto di piu’ ateo si possa concepire, ed e’ quello che sento piu’ vicino anche se non mio.

Ci vuole grande coraggio ad accettare il senso della vita nella sua immediatezza. Mi ricordo sempre di mio padre, nei suoi ultimi giorni, come era tranquillo. Non ho mai capito se realmente sperava di poter sopravvivere per tutta l’estate, o se invece aveva capito che non avrebbe sopravvissuto che pochi giorni, e pero’ trovava una tranquillita’ nel suo modo d’essere.

(Alla Carpa la settimana scorsa ho riletto un piccolo diario che aveva tenuto nei suoi ultimi giorni. Struggente e forte, e semplice; ma che riassume le mie sensazioni delle due righe sopra)

Quando l’ho salutato, 2 giorni prima che morisse, per tornare a Londra, era tranquillo nella sua stanza che si leggeva la Gazza, dopo che avevamo commentato assieme le uscite dell’assessore Sommi sul festival della poesia che si svolgeva a Parma in quei giorni.

E’ cosi’ impossibile per noi pensare alla morte. E non voglio cedere, finche’ posso, ad una storiella religiosa. Pero’ il mondo diventa cosi’ diverso quando pensi al prima e al dopo della nostra vita.

Mi sono lasciato prendere la mano e mi sono perso nei miei pensieri… un po’ di questa la mettero’ su vaccamadosca.

Ti abbraccio.
Tommi

3 Risposte to “Prima, durante, dopo”

  1. rochy Says:

    Mi rendevo conto in questi giorni che quando ci vediamo provo una sorta di imbarazzo. E’ l’imbarazzo di non poter parlare di ciò che ci impegna cuore e mente. Di non aver voglia di parlare della morte. Eppure come scrivi tu, prima non c’eravamo e fra un po’ non ci saremo più. La nostra mancanza ha un senso e l’abbiamo già sperimentata, però non si ricorda, essendo appunto mancanza. Credo sia un pensiero inconcepibile, ma ci deve dare forza e tranquillità il fatto che il nulla non può essere concepito e che l’assenza di un ricordp implica l’assenza del tempo e senza tempo le cose sono eterne, ma anche brevi. Come preferisci, in poche parole non esistono. Insomma l’assenza non è fatta per ragionarci su.

    • Tom Says:

      A volte poi mi chiedo se di alcune cose ha senso parlarne. A volte forse no. Dico, se parlare e pensare a certe cose fa male, non e’ meglio non farlo?

  2. alice Says:

    Giorgio era un uomo d’eccezione. Credo che la sua vita, nell’alternarsi di felicità vera e condivisa con dolore insanabile e solitario, lo abbbia elevato, al massimo della possibile qualità umana. Non è un caso se lui raccontava -anche con modesto orgoglio- che in Africa, tutti lo chiamavano “père”. Francesco non ha voluto più la vita. Lui ora sta bene o non sta affatto, come prima di nascere e noi, voi, stiamo tutti male. Non sò se ha un senso o non ce l’ha. Ma è così. Credo che se viene da parlarne si può parlare perché lui è esistito. Senno, si tace perché tutto è stato pensato, detto, ridetto, sognato rimontato. Rimane la vita.Ed è tutto quello che c’è.

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