Il film su Pantani

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L’anno scorso e’ uscito e non me ne sono accorto, e questa settimana, complice il mal di schiena che mi ha tenuto a letto e l’abbonamento di prova che F ha fatto a Netflix, mi sono goduto il film su Pantani. Pantani, la morte accidentale di un ciclista, nella versione inglese del titolo. Anche perche’ fuori dall’Italia se non menzionavi la parola “ciclismo” nel titolo probabilmente pochi potevano capirne il contenuto dal solo nome di Pantani.

Un film bello, magnifica fotografia, magnifici suoni, magnifiche soggettive di come e’ andare in bicicletta, come sappiamo noi fortunati che abbiamo potuto gustare il suono e il sapore dell’asfalto e dell’erba e il profumo del vento quando eravamo giovani e forti.

Le recensioni sono discordi sul valore del film. Tutti sono d’accordo che e’ un bel film, ma a livello di contenuti, la tesi del complotto contro Pantani e’ sposata come un apriori, e questo incide sulla credibilita’ fattuale del documentario.

Inevitabile il confronto con Amstrong, sia il personaggio sia il film fatto su di lui. La mia prima reazione e’ stata, si’ ma Amstrong e’ Ammerikano, non merita compassione, pieta’ o simpatia.

In realta’ l’Amerikanismo dell’Amstrong non c’entra. C’entra che Amstrong era un “approfittatore”, ed e’ vivo, mentre Pantani era davvero un “ragazzo romagnolo”, ed ora e’ morto. Ho visto il documentario su Amstrong, e mi ricordo la casa lussuosa in cui vive. E in effetti uno come Amstrong non lo si puo’ che solo disprezzare.

Pantani no. Pantani e’ stato un eroe nazionale, un eroe con tutte le declinazioni di tragicita’ che la figura dell’eroe deve avere. E il groppo alla gola e le lacrime, durante e alla fine del film, sono garantite.

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Una Risposta to “Il film su Pantani”

  1. rocco Says:

    l’ho visto. mitizza molto il pirata.
    in realtà il ciclismo e molti personaggi che ci girano attorno ne viene fuori male.
    e alla fine la mamma di pantani dice che lo sport professionistico non è vita, e che avrebbe dovuto capirlo subito, quando Marco si era subito pentito del passaggio al professionismo.

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