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Walter Bonatti, In terre lontane

23 settembre 2012

E’ abbastanza facile, al limite del banale, spiegare quel fenomeno di Walter Bonatti con le sue esperienze di bambino, nei primi anni ’40 del secolo scorso, con le libere esplorazioni del fiume Po che la guerra attorno a lui e la civilta’ contadina di allora gli permisero di fare. Voglio qui solo cercare di comunicare alcune delle mie – forti – sensazioni tratte dalla lettura di In terre lontane, libro in cui Bonatti descrive i viaggi-esplorazioni che ha fatto tra gli anni ’60 e gli anni ’70. Ma prima voglio tornare a quel bambino – e do’ per scontato che il lettore sa del Bonatti alpinista (ottimamente riassunto qui, in inglese).

Il libero bambino del fiume Po

Era un bambino libero di vagare tra i campi e le rive del grande fiume, di attraversarlo a nuoto. Era padrone fisico di quel mondo, lo possedeva e lo ascoltava. Il bambino esplora il grande fiume e i contadini che vivono attorno al grande fiume. Impara a conoscere e rispettare questo mondo; impara a sfidarlo, prende conoscenza dei propri limiti fisici. Si innesca una relazione personale – e intima, tra il bambino e la Natura attorno.

Questo tema, il tema della relazione intima, e personale, con la Natura attorno, e’ il tema attorno al quale si sviluppa il fenomeno Walter Bonatti. Nella sua relazione con la montagna, cosi’ personale e diretta, e la sua relazione con l’esplorazione di un mondo naturale allora ancora sconosciuto. Il bambino che trova la pace nel cuore del vulcano o sulla roccia di Capo Horn.

E, speculare a tutto cio’, la rabbia e il rancore verso tutto cio’ che e’ “umanita’ progredita”, quel progresso distruttore di questo mondo. Il “progresso” che non rispetta questo rapporto intimo, personale, diretto del bambino con la natura. Che media con strumenti tecnologici che hanno bisogno di tecnici che nulla sanno della poesia del grande fiume, o della figura paterna del grande monte, il Monte Bianco. E, in piu’, nella malattia ideologica che ha distrutto il poetico e vero “mondo dei semplici”, il mondo dei contadini del grande fiume o degli indios del Maranon. Quel “progresso” materiale ed ideologico che trasforma le “persone semplici” in “miserabili sbandati” senza dignita’.

In terre lontane

Ma veniamo quindi al contenuto del libro. Rinuncio a “spiegare” alcunche’. Riporto solo alcune delle frasi piu’ emozionanti, sperando di innescare nel lettore la curiosita’ della lettura del libro.

“L’avventura per me e’ una spinta personale… Nei grandi silenzi, nei grandi spazi, ho trovato la mia ragione d’essere… Il bello dell’avventura e’ sognarla, dare aria all’immaginazione… Per questo la fantasia deve accompagnarci sempre.”

“Che cosa non e’ piu’ preorganizzato e imbrigliato al giorno d’oggi”

“Il coraggio non e’ mai soltanto la molla che ti spinge in avanti. Il coraggio a mio avviso deve essere usato anche per frenare qualche entusiasmo troppo pericoloso. Riuscire a fermarsi e’ spesso molto piu’ duro che andare avanti.”

“A Capo Horn apparentemente non c’era niente da conquistare ne’ da esplorare, pero’ mi piaceva trovarmi in solitudine ai confini del mondo…”

“Alla solitudine, che e’ isolamento, io do’ un valore grandissimo, perche’ acutizza la sensibilita’ e amplifica le emozioni… Oggi piu’ che mai l’uomo ha paura di affrontarsi nella solitudine, teme quasi di doversi riconoscere, di doversi riconquistare”

“E’ certo che se noi riuscissimo a coniugare il nostro vasto sapere di oggi con l’antica animalita’ che gia’ abbiamo posseduto…”

Klondike 1965

“Avevo visitato la capanna di uno dei piu’ vecchi cercatori d’oro del Klondike… Qui viveva da circa 40 anni Peter Pamucina, un anacoreta straordinario che era rimasto fedele a tutte le tradizioni del luogo; era nato in Jugoslavia 79 anni prima. Mi accolse con una cordialita’ da vecchio amico. Erano le 10 del mattino di domenica, festa comandata da Dio, percio’ Peter non lavorava nella sua cava ma si stava radendo…”

“Quella sera vedo dunque Dawson traboccante di vita e di bellezza. Mi pare di sognare, di essermi tuffato indietro nel tempo.”

Uganda 1966

“I giorni scorrevano veloci per me e l’amico Bardana. Da settimane ormai vivevamo soli e isolati sul grande fiume in stretto contatto con cose e animali. Accettavamo tutto cio’ che la natura ci offriva: sole cocente e temporali, fatiche e sorprese, esaltazioni e turbamenti.”

“Intanto il Nilo scorreva placido e sempre piu’ silenziosi si facevano i suoi animali”.

Tanzania 1966

“Per tale prova avevo previsto tutto il prevedibile. Esisteva tuttavia l’imponderabile, che nel mio caso era grande, essendo io solo e disarmato.”

“Sopra di me, a un palmo dal naso, c’e’ una orranda bocca socchiusa e bavosa, due occhi tondi che mi fissano scintillanti e perversi al chiarore delle braci che vi si riflettono…Mi do conto di essere circondato da un gran numero di iene e sciacalli… Se dovessi esprimere in questo momento un giudizio sulla iena direi che e’ il piu’ subdolo, spregevole simbolo delle tenebre e della morte.”

“La vampa del giorno si fa di ora in ora inesorabile… Il caldo intorpidisce ogni capacita’ e annebbia i sensi.”

“A questo punto mi prende una sorta di malore… Mi riprendo non so dopo quanto tempo dopo e mi ritrovo incastrato tra due rami.”

“Anche stanotte, come tutte le notti, si consuma il rito crudele della lotta per l’esistenza. In nessun altro luogo come nella savana la morte incombe su tutto…”

“… appaiono due leoni proprio di fronte a me…subito dopo, ed e’ ancora piu’ allucinante, scatta qualcosa nel mio cervello…”

“A quel fatto la mia reazione e’ violenta quanto inaspettata. Io stesso me ne sorprendo.”

“… qualcosa ora e’ cambiato in me, lo sento dolorosamente. Quelli appena trascorsi sono stati giorni stravolgenti, di prolungato e logorante stress, piu’ nervoso che fisico. E quale effetto, adesso mi accorgo di essere come dominato da una sorta di eccezionale, quasi ultraumano potenziamento delle mie facolta’… Vivo come in trance le ore che ancora mi dividono dal punto in cui si concludera’ la mia marcia.”

Capo Horn 1971

“… sul Capo Horn c’e’ il nulla, soltanto tragiche scogliere deserte battute dalle peggiori tempeste.”

“Innalzo la tenda… Inizia a piovere. All’alba e’ l’uragano. Il mare urla e ribolle con infinite creste spumeggianti.”

“Sporgendomi da quell’estremo balcone meridionale, la prima cosa che cerco, e lo faccio instintivamente, e’ di accertarmi se il continente finisce proprio li’…”

Patagonia 1971

“Cosi’ arrivammo ai 1530 metri del passo del Viento, la porta d’ingresso al gelido nulla.”

“Improvvisi squarci di nebbie svelano cupe visioni sui fianchi del cerro Moreno…”

“Tutto puo’ essere in questo luogo ormai privo di proporzioni.”

Orinoco 1973

“Tutto qui dentro e’ esagerato e straordinario”

“La marcia e’ quasi sempre lenta ed estenuante, pero’ nulla si puo’ concedere alla fatica e allo scoraggiamento.”

“La fatica cui siamo sottoposti supera ogni possibile descrizione… Siamo consapevoli che qualunque sforzo facciamo per spingerci avanti non ha piu’ il minimo significato…”

Congo 1972

“Essi si sostentano e superano mille insidie e pericoli in una delle foreste piu’ inospitali, dove un uomo civile morirebbe inevitabilmente e rapidamente.”

“Scelgo, come terreno d’azione, le sorgenti inesplorate del fiume Nduye. La meta in realta’ e’ solo un pretesto per compiere con i pigmei qualcosa di concreto che sappia cavar fuori, sia da me che da loro, le capacita’ e i difetti piu’ nascosti, ma soprattutto che possa rivelarci reciprocamente, vivendo insieme, quello che realmente siamo e sentiamo dentro.”

“A impresa compiuta potro’ dire, con tutta la riprova, che i pigmei si sono rivelati gli uomini piu’ straordinari che io abbia mai conosciuto… Non camminano, corrono, corrono sempre… A vivere con loro ci si sente veramente come pesanti carcasse.”

“In tutto il tempo che ho passato con loro, e seppur tra imprevisti e qualche avversita’, non ho mai visto un pigmeo nervoso o infuriato.”

Nuova Guinea 1974

“La foresta, come tutte le selve tropicali, appare stupenda e orrida a un tempo.”

Guyana 1975

“Auyan Tepuy. E’ un’armonia di muraglie colossali dai fianchi inverosimilmente lisci, a picco, impraticabili. E’ un ciclopico piedistallo a sostegno di un tavoliere ampio almeno 700 chilometri quadrati, e a un’altezza fluttuante fra i 2000 e i 2450 metri.”

“Durante la notte, e in modo assai piu’ logorante di quanto non sappiano fare le maligne zanzare, e’ l’ansia a mozzare il respiro, un’ansia, come ho appena detto, che scaturisce da mille pensieri e pericoli…”

“Ad un tratto la selva cessa di colpo. Incredibile, un passo piu’ in la’ si spalanca il vuoto piu’ sconvolgente che mai mi sia apparso all’interno di una foresta.”

Maranon 1967 e 1978

“Solitario e infaticabile, l’indio delle montagne cammina e cammina, e non fa che lavorare”.

“I bambini, dalle guance paffute e rosse, costituiscono l’unica nota ridente fra questa gente che pare nata soltanto per soffrire ed essere triste…”

“Una volta all’anno, e per un solo giorno, tutto si riassume in un unica espressione gioiosa: la festa.”

“‘Avro’ infine la tristezza di vedere sfumare quella specie di Shangri-La per tanti anni idealizzata.”

“… Ollas fin dall’inizio mi appare completamente deserta e diversa da come io l’avevo conosciuta… L’uso della coca pare avere qui lasciato un duro segno.”

“… l’apatia di questa gente e’ totale.”