Posts Tagged ‘destra’

trimenata/2

11 novembre 2009

Intanto mi è giunta notizia che uno degli autori del Crisis of Democracy è tal Samuel P. Huntigton, del quale potete trovare una breve wikibiografia. E’ un piccolo folletto che ne sa sempre una più del diavolo. Allora negli anni ’70 era probabilmente un 50enne all’apice della carriera, poi ha fatto anche di meglio, teorizzando the clash of civilizations.

Ma torniamo alla sua opera prima, a questa crisi della democrazia. Come detto nel post precedente, passiamo alle conclusioni di questa opera “inascoltata”. Si inizia con proclami di conquista. Si dice che grazie alla democrazia, nei paesi della Trilaterale si è ottenuto un diffuso miglioramento sociale ed economico che ha portato una gran parte della popolazione ad essere assimilata ai valori, al modello di consumo e alle attitudini della middle-class. Inoltre ci si è difesi dall’invasione sovietica, ormai sconfitta (siamo negli anni ’70). I partiti dei vari schieramenti partecipano al gioco democratico rispettandone le regole; anche quei cattivoni dei comunisti ormai accettano il gioco e quando anche dovessero arrivare al potere non sarà per instaurare una dittatura del proletariato (evidente riferimento all’Italia). Il cittadino è difeso dagli abusi dello stato, ha dei diritti. Insomma un progresso continuo. Ma, c’è un ma. Oggi i governi democratici devono affrontare la sfida che queste migliorie pongono. Sembra un paradosso, ma più volte gli autori insistono sul fatto che l’allargamento della partecipazione alla vita democratica pone in pericolo la democrazia stessa. Ma perché? Solo in parte esiste il problema delle aspettative economiche infrante (il sogno americano), in realtà parte del pericolo deriva dal fatto che si è data dignità a troppe persone grazie allo studio. Soprattutto i giovani e gli “intellettuali” hanno raggiunto una prosperità economica tale per cui essi hanno maturato nuovi ideali e valori, evidentemente diversi da quelli della mansueta middle-class. Aggiungiamo poi che gli USA vedono declinare il proprio dominio militare (sembra una relazione di ieri l’altro) e c’è una tendenza all’isolazionismo ed a non assumere un ruolo internazionale, e la frittata è fatta.

Insomma tutta questa insoddisfazione, ma, gli Autori ammettono, non esiste un sistema diverso ed alternativo a questo, nessuno l’ha pensato! O meglio c’è qualche gruppuscolo di radicali che ci provano, ma sono molto, troppo informali!

Allora cos’è che non funziona? Non sono le regole, ormai accettate anche dai vari PCI, ma la gente non capisce più il senso di tutto ciò! Bella scoperta, non c’è più Dio che ci garantisce un bell’avvenire? non c’è più coscienza di classe, non c’è più uno stato che si ispira fiducia, non c’è più nazionalismo… e allora per cosa ci sbattiamo tutto il giorno, per il sistema stesso? Insomma la gente non capisce, si sa, è tonta… Nei sistemi autoritari il problema non si pone, il Capo decide d’autorità qual’è la missione della nazione, e il popolo lo segue. ma nelle democrazie non si può fare (ah, non lo sapevo). Nelle democrazie dovrebbe esistere una percezione collettiva che coinvolga la maggior parte dei gruppi in una sfida della quale si sentano interessati. Ma non c’è più! questa coscienza collettiva si è disgregata sotto la spinta democratica. Secondo me gli autori ammettono qui che un qualsiasi sistema di potere non funziona senza una missione chiara e condivisa. Senza priorità non c’è modo di distinguere fra le rivendicazioni in competizione fra di loro provenienti dai vari gruppi di pressione. La scottante conclusione è che in un sistema democratico tendente all’allargamento della partecipazione dal basso la politica diventa un’arena dove si contendono interessi privati, piuttosto che un luogo dove si costruisce il bene collettivo. In qualche modo, a ragione o a torto, questa gente sostiene che gli interessi particolari non corrispondono al bene comune e che comunque i politici non sono in grado di far coincidere le due cose. E questo potrebbe essere un bel tema, scusate se ci ho messo così tanto per arrivarci.

Riferimenti cultural-ideologici-identitari

3 ottobre 2009

Leggo spesso di riferimenti culturali di sinistra. Volevo fare un paragone per capire cos’è la sinistra. Il sistema di vendita, la grande distribuzione, etc. Chi meglio di COOP, incarna le prerogative e la cultura della sinistra italiana? COOP è una cooperativa di consumatori, la cui missione è resa possibile persino dalla Costituzione. Coop nasce dalla resistenza. Conad è una cooperativa di venditori. Diciamo che utilizza gli stessi mezzi legali per dare la possibilità a chi vende di organizzarsi secondo una struttura sociale cooperativa. La cooperativa, dicono usufruisce di un regime fiscale privilegiato, ma non può sviluppare utili sul fatturato nella stessa proporzione di un’azienda normale, tipo Esseleunga. Coop si dà anche una missione etica e di educazione del consumatore. Cerca la consapevolezza del consumatore. Conad cerca di conquistare il consumatore con le prerogative del migliore esercente, forma e sostanza, anche se ad un prezzo maggiore. Esselunga è stata condannata per condotta fraudolente pur avendo essa stessa tentato di rifarsi su COOP per il differente regime fiscale. COOP è la sinistra. CONAD è la destra che vorremmo avere. Esselunga è la destra che abbiamo. COOP ha recentemente tentato di raggiungere il mercato croato, ma ha fallito e venduto. Coop dimostra tutti i limiti della sinistra che probabilmente di finanza e mercati capisce poco. Conad si è alleata con i francesi ed è sbarcata nel mercato degli ipermercati. COOP, mi dicono, non tratta i propri dipendenti meglio di Esselunga. E questo la dice lunga…
Io mi sono spesso chiesto che identità politica ho. Con la mamma andavo sempre all’Ipercoop, la nonna adorava l’Ipercoop. La mamma odiava andarci. Io ero contento, un po’ meno quando ho iniziato a guidare o ad andarci solo con la nonna. Adesso posso dire di odiare la spesa al supermercato. Diciamo che una volta ogni due mesi mi è sufficiente.
Da poco tempo vicino a casa mia, in centro, arriva il mercato dei produttori, alcuni dei quali hanno roba biologica. I prezzi di frutta e verdura sono più bassi di quelli dei supermercati e la roba è più buona. In genere si può comprare in abbondanza e farla durare tutta la settimana senza necessità di congelare nulla. Si trova ottima carne da allevamenti di montagna (Bore), uova da galline allevate all’aperto in Val Mozzola (R e L li conoscono), formaggi vari, tra cui una ricotta di pecora fantastica, a volte i biscotti, pane, vino, miele di Pagazzano, alcune conserve (un po’ care), dolci, salumi. Si incontrano persone gradite e anziane esperte di file al mercato. La domenica c’è il mercato sempre di quartiere, roba molto economica, ma mettibile. Cinese per lo più. Vestiario, pasta, riso, latte e tutto quello che non trovo al sabato. Cioè non prodotto al dettaglio. In realtà dal panettiere si trova il latte di Varsi.
Questa è la distribuzione che godo. Chi devo votare?