Questa e’ una provocazione. O forse no.
Vorrei scrivere qualcosa di piu’ intelligente sui vicoli ciechi prospettati da Mario Seminerio sul suo ottimo blog, ma proprio il tempo e le energie mi mancano.
Il mio lavoro precedente al think-tank (pensatoio) sul futuro, mi ha insegnato che non esistono vicoli ciechi, e il futuro di puo’ padroneggiare, o prevedere. Magari non si puo’ manipolare e far andare nella direzione che si vuole. Ma si possono fare i diversi scenari, li si puo’ descrivere, si puo’ partire dal nocciolo delle previsioni, dallo scheletro (e i noccioli economici sono i migliori, perche’ narrano delle basi di sostentamento di una popolazione), e poi a cascata si immagina cosa accade al resto della societa’.
E’ abbastanza semplice, in se’, come esercizio. Richiede solo audacia intellettuale e una certa sicurezza nella propria conoscenza dei meccanismi sociali, culturali, economici. Per intenderci, l’opposto di quei ricercatori che esordiscono con “questi sono solo i risultati preliminari”, oppure quelli con la testa incastrata nel passato, nell’analisi di quello che e’ successo, e basta. In sintesi, richiede un po’ di palle, cioe’ essere bold, come si dice in inglese.
Non essere avventati, essere bilanciati, e, quando si tratta di gettare la palla, farlo, e non nascondere la mano.
Dicevo, la realta’ e’ li’. L’economia, volenti o nolenti, e’ un vincolo enorme sulle capacita’ delle persone di fare e non fare, ed un elemento centrale della cooperazione umana e della fiducia negli altri.
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Dicevo non ho tempo per fare questo esercizio, e non lo faro’.
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Ma la mia mente non ce la fa a stare ferma, e si getta sempre avventatamente oltre agli ostacoli.
Quando per uno spagnolo medio sara’ conveniente, utile, pensabile emigrare in India? Siamo ancora lontani da questa situazione.
Siamo, ancora, lontani. Adesso, oggi 9 novembre 2012.