Archive for the ‘osservazioni urbane’ Category

Traversata londinese, da est a ovest

25 Maggio 2014

Ebbene si, nonostante i saggi abbiano vaticinato che i viaggi debbano essere verso est, questa mattina, dato che io abito a est, mi sono diretto a ovest.

Ho sceso il mio abituale canale del Reggente, che ha accolto il mio mal di testa con il suo solito sorriso sornione. Sorriso delle case-barche ormeggiate, dei cigni e dei loro piccoli, delle fioriture ormai estive, dei riflessi di luce provenienti da Canary Wharf.

Superato Limehouse Basin, mi sono addentrato in una terra un po’ piu’ ignota, anche se percorsa parzialmente nel verso opposto una domenica mattina di inizio marzo dopo aver giubilato la notte per l’arrivo della primavera.

Pacifico e calmo, Wapping, con le sue case da abitare, i suoi interni silenzioni e la centrale della polizia di fiume.

Arrivato a Tower Bridge, la marea umana dei turisti mi accoglie, e un matrimonio multiplo indiano, dove si attendono gli sposi a cavallo, ma il tizio a cavallo a presidiare era Cockney 130%.

 

Tower Bridge, maggio 2014

Tower Bridge, maggio 2014

Lasciandomi trasportare dalla fiumana umana, mi dirigo verso il centro della mia camminata, Southbank.

A Southbank pausa ristoratrice.

SouthBank, maggio 2014

SouthBank, maggio 2014

Il London Eye, nella sua semplicita’, ha sempre ilsuo effetto mistico.

Folle titaniche ai piedi del suddetto London Eye, quasi a voler adorare questo simbolo della modernita’.

Appena dopo il suddetto, le folle si diradano.

Westminster, maggio 2014

Westminster, maggio 2014

Dopo Vauxall, inzia la terza parte della camminata. Il fiume si fa liscio e pacifico. Palazzi nuovi o quasi nuovi, o ancora in costruzione, si ergono, per i veri (?) ricchi. East London, con la City e Canary Wharf ma anche con Poplar e Tower Hamlet, e’ alle spalle. [Si’, questo vuol dire che qui sono (quasi) tutti bianchi e ricchi]. Alle spalle anche la confusione turistica del centro. Qui solo residenti [bianchi e ricchi].

Londra, maggio 2014

Londra, maggio 2014

Penultima tappa prima della meta finale, che e’ Hammersmith/ Chiswick, e’ Putney. Dopo 5 ore di camminata, e vicino al 25esimo kilometro, la stanchezza si fa sentire. Penso ad un autobus, ma poi ci ripenso. Te’ e creme brule al cafe’ della chiesa di Santa Maria mi aiutano a riprendere le forze.

Londra, maggio 2014

Londra, maggio 2014

E il dio della camminata mi premia. Dopo Putney il fiume si fa ancora piu calmo e ampio. Il sentiero diventa davvero un sentiero in mezzo al bosco, e il ponte di Hammersmith si avvicina festoso.

National Portrait Gallery

14 aprile 2013

Oggi sono stato alla National Portrait Gallery di Trafalgar Square.

Dal nome, mi aveva sempre attirato poco, ma alcuni amici di tendenze intellettuali-artistiche me l’avevano consigliata, e mi sono quindi fidato del loro consiglio. E ho fatto bene.

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Mi aspettavo pareti un po’ polverose con quadri di personaggi austeri che ti guardano dall’alto in basso. In parte e’ cosi’.

Mi sono subito avventurato nella sezione vittoriana. Emozionante l’incontro con Darwin. Poi ci sono le sezioni dei primi re e regine di Inghilterra, e poi il periodo “fiammingo”, poi quello illuminista, quello napoleonico, quello vittoriano appunto, fino ai giorni nostri.

Ci sono re e regnanti a partire da Maria di Scozia per finire alla duchessa di Cambridge e Harry e suo fratello (che non mi viene il nome, perche’ quello figo e’ ovviamente Harry …), ma ci sono anche personaggi della scienza, riunioni del Parlamento, attori e artisti, generali e ammiragli.

Insomma, non e’ una raccolta d’arte ma una celebrazione delle persone che hanno fatto una Nazione. E, la cosa impressionante e’ che, passandoci davanti, hai tutti questi sguardi addosso. Sembrano vivi, sembrano li’. Ti ricordano chi erano, ti ricordano che erano persone, come te, erano vive, e adesso vengono ricordate.

Non so bene quale sia il significato di tutto cio’, ma ammetto che ne sono rimasto impressionato e mi e’ piaciuto.

Londra e’ un amore

29 luglio 2012

E’ poesia dolcissima e crudele, quando ci sveglia col sole la domenica mattina nel silenzio, o negli interminabili giorni di pioggia e vento, quando sembra di essere sul crinale, e l’odore nelle nuvole basse e dell’erba bagnata fanno desiderare il riparo asciutto di quattro mura e un tetto.

Mare

1 Maggio 2011

Ieri e oggi a Londra il cielo sembra quello di una citta’ di mare. Sole, vento, aria limpida, caldo. Londra, in effetti, e’ una citta’ di mare.

Pane

30 aprile 2011

Nel secondo giorno degli ozii di inizio maggio, mi sono messo a cercare il pane.

Come noto, l’approvvigionamento di buon pane a Londra e’ abbastanza difficile. Ho un buon fornitore vicino a dove lavoro, ma dove lavoro e’ lontano da dove abito. A Londra tutto e’ lontano, perche’ la morfologia londinese assomiglia a quella di una margherita di vacca su un prato alpino. Bassa e spiattellata.

Mi sono quindi incamminato verso Islington, perche’ non lontano da qui avevo visto due botteghe che riportavano la dicitura “Bakery” nell’insegna. La speranza era media, perche’ insieme a “Bakery” ci stava anche “Patisserie” e “Cafe'”. Come fui quindi in grado di appurare, trattasi di botteghe dove fare colazioni e pranzi veloci, ma che non vendono pane.

Mi sono allora diretto su Church Street, dove so per esperienza esserci una bottega che vende pane che e’ pane, secondo gli standard a cui 36 anni di vita padana mi hanno insegnato.

Sulla via, mi sono perso nel cimitero storico del parco di Abney.

7 luglio 2010

27 luglio 2010

Lo immaginavo piu’ drammatico, il risveglio, e, invece, mi sono alzato senza sofferenza (diversamente da quando ci si alza per andare al lavoro). Fuori era ancora quasi buio; il solstizio e’ passato. La valle era fumosa di nebbia. Colazione con te’ sul tavolo senza tovaglia. Cose da mettere a posto, doccino, e sono arrivate le 7.

Il solito tragico e angoscioso momento quando si spegne la luce e si guarda la casa prima di chiudersi la porta dietro di se’.
Il pensare se si e’ scordato qualcosa e dirigersi verso la macchina guardando i campi. Con la struggente sensazione del distacco.

Ieri sera la pausa, troppo veloce, con Romano e Luisa; sarei stato li’ tutta la sera a osservare il tramonto, ascoltare la capra disperata per il suo cucciolo uscito dal recinto, e scambiare idee sul mondo, inframmezzate e alimentate dai silenzi che ascoltano i pensieri.
Ma volevo e dovevo andare al cimitero, e loro hanno apprezzato, silenziosamente, il mio gesto. Ero in effetti stanchissimo e il caldo di Parma, il risotto a pranzo, e i 3 bicchieri di franciacorta alle 6 non hanno certo aiutato.

Il bosco mormorava leggero, e i cirri erano illumnati di rosa dal sole ormai tramontato. Voci venivano col vento da Pagazzano, e una macchina e’ passata dalla strada sotto.

Il viaggio verso Parma e’ scorso bene; in fila ma scorrevole. Bosazza alle 8 e un quarto, saluto veloce all’Ombri e alla nonna. La nonnina era tanto felice di vedermi, per un attimo mi ha abbracciato e fissato negli occhi e sembrava che non volesse piu’ distogliere gli occhi da me. Ma intanto erano arrivati quelli della pubblica, e lei doveva andare.

Poi il fresco dell’aria tiepida e la solita strada a piedi verso la stazione. Biglietto acqua cappuccio e brioche.

Il regionale Milano-Bologna e’ l’archetipo del regionale Trenitalia. Sporco e puzzolente, con i finestrini sigillati nonostante la dolcezza dell’aria fuori. Trovo fortunatamente una carrozza con i finestrini gia’ aperti e mi ci fiondo.

Gente con la valigia. Assopimento istantaneo e al risveglio riscrivo la lista delle cose da fare.

Sant’Ilario Reggio Rubiera Modena Castelfranco Samoggia Anzola Bologna.

Autobus per l’aereoporto. In uno spazio stretto si accalcano corpi.
Una grassa bolognese che evidentemente lavora in politica parla a voce altissima per tutta la mezz’ora di viaggio. Un veneto altrettanto vocioso racconta ad un parente al telefono che sta andando in aereoporto. Una nonna meridionale tranquillizza al telefono la nipotina che la nonna sta arrivando, che non si preoccupi. L’autobus fatica a farsi strada nella strada stretta in mezzo al traffico delle auto, e attraversa caotiche periferie.
Due anziane e magre, e bianche (turiste?) francesi si guardano attorno e ammirano la vitalita’ italiana.

L’aereoporto e’ un caos, ricorda gli inferi.

Al check-in una mostruosa fila ammassata e disordinata mi attende, fatta di decine di ragazzini in gita per Londra, contornati da mamme e papa’, che parlano al telefono e scattano foto.

La fila per i controlli di sicurezza e’ ancora piu’ mostruosa, e oltre a girare a serpentina nei nastri appositi, prosegue per tutto lo spazio della hall.
Dietro di me ragazzini toscani in gita con i genitori, alti 1,90, e dotati di protuberanze zainesche in ogni direzione, parlano a voce alta di cazzate e continuano a spingere e a prendermi contro. Una massa appiccicosa e stretta, con l’aria condizionata che non condiziona, mi sento quasi agorafobico.

A confronto del caos della sala prima della sicurezza, l’area degli imbarchi e’ silenziosa e vuota. Non c’e’ fila al gate.

L’aereo e’ freddo ma silenzioso e la testa sprofonda in un morbido cuscino.

Mi addormento quasi all’istante. Mi sveglia di soprassalto una tipa che mi sfiora passando nel corridoio, giusto in tempo per un buon te’ corroborante e un biscotto molliccio.

Tempo di scrivere.